Il giornale "Virus on-line" ha pubblicato una lettera falsa del contenuto diffamatorio-denigratorio senza avere prima controllato chi l'ha scritta e chi l'ha mandata, le Autorità Giudiziarie finoggi sono squallidamente fallite nell'eliminare il materiale diffamatorio dal sito e ai sensi di giusta riparazione per la duratura diffamazione

18/06/11

Nell'anno 2003, ho subito sequestro di miei figli accompaganto da richiesta di riscatto di 300 000 (trecento mila) euro. I bambini sono stati liberati dopo 45 giorni. Il reato nefandissimo e odiosissimo è stato progettato e realizzato da un gruppo di dipendenti statali e dell'ambiente commerciale della Chiesa Cattolica di Chiavari - da alcuni dirigenti dell'azienda imprenditoriale commerciale denominata "Villaggio del Ragazzo" gestita dalla Chiesa Cattolica (la discrezione dettagliata nell'apposito blog); queste persone, dopo essere state doverosamente querelate, hanno cominciato ad inviare ai giornali dei materiali calunniatori, diffamatori e falsi contro la mia famiglia, per sfogare la loro rabbia, ira, collera e altri simili sentimenti e cercando di danneggiare in tutti i modi la mia famiglia dopo avere perso i frutti dei loro reati. La mia famiglia ha ricevuto anche minacce con richieste di ritirare le querele a carico di alcuni dei partecipi del reato.

Una delle lettere diffamatorie è arrivata al giornalino "Virus on-line". Si spaccia da una presunta lettera del mio allora coniuge a me, però in fondo della lettera si indica MIO numero di telefonino e non quello del mio allora coniuge (è ovvio che il falsario non era a conoscenza del numero del mio allora coniuge).
La redazione del giornalino non ha mai chiamato al numero telefonico indicato nella lettera (cioè a me) per verificare la provenienza e il contenuto della lettera. Non è stato mai contatato neanche il mio allora coniuge.
Il giornalino si è affrettato con la pubblicazione senza avere verificato nulla. 
Dell'esistenza della publicazione altamente diffamatoria abbiamo saputo occasionalmente qualche tempo dopo la pubblicazione illecita.
I padroni-redattori del "Virus on-line" si rifiutano di eliminare il materiale falso e diffamatorio nonostante ripetute richieste sia da parte mia sia da parte del mio allora coniuge.

Non è stato ancora chiarito chi è l'autore della lettera. L'unica cosa chiara è che il giornalino collabora con falsari-diffamatori allo scopo voluto e doloso di diffamare la mia famiglia e di presentarla in cattiva luce.

Segue la dichiarazione scritta del mio allora coniuge di non avere mai scritto quella lettera:

e una delle richieste del mio allora coniuge di cancellare i materiali falsi e diffamatori:


LA DISONESTA DEI PADRONI DEL GIORNALINO "VIRUS ONLINE" SI PROVA ESPLICITAMENTE CON IL RIFIUTO DI CANCELLARE I MATERIALI DIFFAMATORI, DI PUBBLICARE LE SCUSE E LA DOCUMENTAZIONE DI PROVA ATTESTANTE I FATTI A SCOPO DI RIPARAZIONE DEI DANNI DERIVANTI DALLA DURATURA E DOLOSA DIFFAMAZIONE.
Di che si conclude che anche tutti gli altri materiali del giornalino non sono affidabili.

11/12/07

FALSO DEL GIORNALE VIRUS-ON LINE NELL'ARTICOLO DIFFAMATORIO "CASO ITALIA - IL PERCHÈ DELLA PROTESTA DI OLGA BABENKO DAVANTI AL MINISTERO DELLA GISUTIZIA"

Io, Olga Babenko, sono costretta a pubblicare questo annuncio per il semplice motivo che il giornale "Virus Online" si rifiuta di osservare la legge e di correggere il materiale diffamatorio e falso contro la mia famiglia pubblicato in rete e perchè le Autorità Giudiziarie risultano impotenti nell'obbligare i criminali-diffmatori di osservare la legge  e nel difendere i cittadini dai criminali.

Per diffamare la mia famiglia il giornale "Virus Online" usa una lettera delirante, indicando falsamente il mio allora coniuge come autore però mettendo il mio numero telefonico sotto la lettera al posto del numero del mio allora coniuge.

Ricevendo la lettera, il giornale aveva il dovere di verificare la verità dello scritto, in primis telefonando sul numero telefonico indicato, cioè a me. Invece la lettera è stata pubblicata senza alcun controllo e senza telefonare sul numero indicato sotto la lettera. Dall'anno 2003 sto chiedendo alla Direzione del giornale di rimuovere la lettera falsa e di pubblicare l'articolo di riparazione, però il giornale si rifiuta, violando dolosamente la legge. 

L'articolo diffamatorio si intitola: "Perchè la protesta di Olga Babenko davanti al Ministero della Giustizia".

Preciso che non ho mai fatto alcuna "protesta" nella vita mia, in alcune occasioni ho fatto le azioni di manifestazione-istanza, le quali in Italia purtroppo sono le azioni necessari per obbligare magistrati italiani di adempiere loro dovere e di osservare la legge - non erano proteste ma richieste precise pubbliche di osservare le leggi. Le mie manifestazioni-richieste erano elaborate da professionisti specializzati nella psicologia comunicativa sociale ed erano mirate, ripeto, ad obbligare i magistrati di osservare la legge. Non protestavo ma facevo pubbliche istanze di osservare la legge e ho sempre sottilineato di non protestare ma chiedere l'osservazione della legge in quanto c'è una bella differenza ideologica e pratica. 

All'epoca dei fatti chiedevo pubblicamente al ministro della Giustizia di osservare la legge per quello che riguarda le misure da applicare nei casi di reati di magistrati. L'istanze scritte sono state presentate al ministero qualche mese prima e il ministero aveva omesso di di rispondere (compiendo il reato di omissione di atti d'ufficio) e di procedere come prevedono le leggi, quindi è stato organizzato l'invito pubblico al ministero di osservare le leggi in forma di manifestazione-istanza, e non manifestazione-protesta.

Nella lettera fabbricata dal giornalino VirusOnline i nomi dei miei figli e il nome del mio allora coniuge non corrispondono ai loro nomi veri - la persona che ha scritto la lettera non consoceva neanche i loro nomi! 

Nella lettera si deviano tutti i fatti in modo denigratorio e offensivo per la mia famiglia. 

Per questo descrivo brevemente i fatti principali in modo di contrastare le menzogne del giornale "Virus online". 

Nell'articolo fabbricato in forma della lettera si indica falsamente che nel 2001 la mia regolare abitazione familiare (casa colonica di 2 piani abitabili più ampi spazi non abitabili) sarebbe stata "presa dal Demanio" (!!!) mentre è stata violentemente occupata da un gruppo di criminali che si sono barricati dentro, così come si descrive sul blog di Beppe Grillo nella sezione "Muro di piano" nel post "La Signora Maria" (http://www.beppegrillo.it/2007/02/la_signora_mari.html). La Procura di La Spezia e la Prefettura omettono di arrestare questi criminali anche se c'è l’allarme terrorismo e criminalità organizzata e abitanti del posto accusano giri di prostituzione e di droga nell’immobile occupata. Sotto è pubblicata la dichiarazione ufficiale del direttore del Demanio di La Spezia che il Demanio non c'entra nulla con l'occupazione abusiva dell'immobile.

Il mio ex marito resideva nell’immobile dal 1988 con contratto di comodato calcolato fino al 2015 o diversamente fino all'estinzione completa dei debiti del proprietario dell'immobile nei suoi confronti – ancor prima di avermi conosciuto e avere creato la famiglia insieme. 

Si allega lo stato di famiglia del mio allora coniuge attestante la sua residenza nell'immobile dal anno 1988 (per il cambio del nome della via/strada guardasi il documento successivo):


Si allega la nota del comune con l'attestazione che l'indirizzo dell'immobile è stato cambiato nel 1991:


Nel 1993 il proprietario dell’immobile era segretemente fallito, nel 1994 l’immobile è stato passato al Demanio di La Spezia con un decreto, il Demanio non si era mai interessato dell'immobile e non l'aveva mai preso in possesso, mai aveva contattato il mio allora coniuge per dovute formalità (per cambiare le condizioni del contratto o per chiedere sfratto), per informare del passaggio della proprietà e per revisionare i beni del fallito che si custodivano nel vano cantina e per ritirarli. Quando nell'immobile avevamo preso la residenza io e i figli, negli uffici pubblici non risultava trascritto il fallimento del proprietario e il cambio del proprietario.

Il procedimento di fallimento del proprietario dell'immobile è stato irregolare: il mio allora coniuge non è stato avvisato del fallimento e non ha potuto tempestivamente mettersi in lista dei creditori (ex proprietario dell’immobile è suo debitore), il curatore fallimentare ha omesso di venire per visionare l’immobile e per fare la descrizione dei beni del fallito e la loro valutazione, ha omesso inoltre di subentrare in contratto di comodato. Negli atti di passaggio di proprietà al Demanio il prezzo dell'immobile risulta essere notevolmente ridotto in paragone ai prezzi reali del mercato e al valore reale dell'immobile all'epoca. Attualmente, dopo anni di omissioni di prendere l'immobile in possesso e in balia degli occupanti abusivi che hanno compiuto molteplici atti vandalici, senza dovuta manutenzione e ristrutturazione, l'immobile ha perso veramente nel valore.

Dopo l'occupazione dell'immobile e la scoperta del passaggio della proprietà al Demanio di La Spezia, il Demanio è stato più volte invitato dalla mia famiglia di prendere l'immobile in possesso e di amministrarlo; il fallito era stato reperito dalla mia famiglia tramite la Tesoreria dello Stato (all'epoca abitava a Ceparana) e il suo indirizzo è stato fornito al Demanio spezzino, però mai il Demanio ha adempiuto il proprio dovere - compiendo il reato doloso di rifiuto e omissione di atti d'ufficio. Da quanto emerge da alcuni documenti giudiziari e comunali, l'occupazione violenta dell'immobile è stata organizzata proprio dall'ex proprietario dell'immobile con ausilio di altre persone non ancora identificate però viste dai testimoni, il comune di Sesta Godano ha persino concesso la residenza ad alcuni degli occupanti abusivi nell'immobile - tra cui all'ex proprietario fallito (!) senza che questi avesse alcun titolo per poter stare nell'immobile (al posto di provvedere all'arresto in fraglanza di reato!) - però per il Demanio questo fallito continua essere irreperibile! 

Allego la lettera del Direttore del Demanio di La Spezia con la dichiarazione di non avere mai preso l'immobile in possesso a causa dell'irreperibilità del fallito (il certificato di residenza di sopra attesta che il comune di Sesta Godano aveva dichiarato falso sull'anzianità della residenza del mio ex coniuge - dal 1994 mentre in realtà era dal 1988):




L’immobile non è mai stato sigillato, espropriato o sequestrato. Il Demanio né il curatore fallimentare si erano messi in contatto con la mia famiglia e non sono subentrati in contratto d’uso dell’immobile, compiendo il reato ripetuto di omissione di atti d'ufficio. La mia famiglia non ha mai avuto richieste di sfratto e/o di esproprio/sequestro dei nostri beni. Non abbiamo mai avuto richieste di appuntamento per la revisione e valutazione dell'immobile e per la revisione/sequestro dei beni del fallito. Non c'entramo nulla con il fallimento. Siamo stati sempre cittadini regolari: mio l'allora marito cittadino italiano, io straniera con documenti e permessi. Abbiamo solo trovate le porte sfondate e persone (armate e di brutta presenza secondo vicini) barricate dentro. 
Siamo rimasti privi di tutti i beni e di documenti personali. Le Autorità Giudiziarie hanno omesso di agire e di svolgere il proprio ruolo istituzionale. La situazione poteva essere risolta subito tramite arresto degli occupanti abusivi e la immediata formalizzazione di presa in possesso dell'immobile da parte del Demanio.

Avevamo chiesto gli interventi urgenti per liberare l'immobile:
- ai Carabinieri di Sesta Godano, al responsabile all'epoca - Maresciallo Giovanni Rossi;
- alla Procura di La Spezia, il procedimento inzialmente aperto in base della querela attualmente risulta enigmaticamente scomparso, non si sa ancora chi è il pubblico ministero responsabile;
- al Pubblico Ministero Capo della Procura di La Spezia, Dr. Scirocco, a chi sono state fatte istanze dopo la scoperta della scomparsa della querela dagli atti;
- alla Questura di La Spezia, ufficio anticrimine;
- al Prefetto di La Spezia;
- al sindaco del comune di Sesta Godano, all'epoca Giorgio Traversone, e di recente al Giovanni Lucchetto Morlani;
- al direttore del Demanio di La Spezia tale Luigi Giuliano;
- all'assistente sociale del comune di Sesta Godano tale Silvia Miano;
- al Ministero della Giustizia - dopo avere costatato il reato di omissione di atti d'ufficio da parte dei sopraindicati.

Tutti questi uffici e pubblici ufficiali hanno violato la legge e hanno compiuto il reato di omissione di atti d’ufficio e di favoreggiamento ai criminali-occupanti dell’immobile (uno grosso sputo alla sicurezza e alla legalità).

L’unico appuntamento con la Silvia Miano (l'assistente sociale non laureata) è stato fissato dalla segretaria del sindaco del comune di Sesta Godano per il 15/10/2001 circa, la donna si era rifiutata di parlare con mio l'allora coniuge e in maniera maleducata ci ha chiesto di levarsi dal suo ufficio in quanto non voleva lavorare, non ci aveva consigliato di rivolgere a qualche agenzia immobiliare, come falsamente dichiara il giornale Virus - eravamo rimasti senza documenti personali e non potevamo affittare nulla (l'ufficiale dell'anagrafe del comune di Sesta Godano ci negava il rilascio di copie delle carte d'identità e qualsiasi altro documento anagrafico). Tutto il dialogo tra l'assistente sociale e il mio l'allora coniuge è durato pochissimo: 3-5 minuti. La Miano ha compiuto reato di omissione e rifiuto di atti d’ufficio.

All'epoca abbiamo dovuto abitare in una tenda proprio perché eravamo rimasti privi dei documenti personali e non potevamo né affitare qualcosa né andare in albergo. Il sindaco del comune di Sesta Godano tale Giorgio Traversone e l'assistente sociale Silvia Miano sapevano perfettamente che la nostra famiglia con 2 bambini piccoli e con la nonna anziana (che si era trovata ospite in casa nostra in quel periodo) vivevamo in tenda privi di documenti personali e di vestiti (tutto è rimastro dentro la casa abusivamente occupata).

I nostri amici si erano rivelati non amici e non ci hanno ospitato. Non potevamo partire fuori dall'Italia in quanto privi dei documenti personali. Il sindaco e l’ufficiale dell’anagrafe si erano rifiutati di rilasciarci carte d'identità nuove e lo stato di famiglia. In una data incerta ci hanno illegalmente cancellato la residenza, violando il Regolamento Anagrafico e abusando d’ufficio. Eravamo diventati cittadini-fantasma.

Mezz’anno dopo l’occupazione della nostra abitazione, nel mese luglio 2002, sull'indicazione e sul consiglio dell'avvocato Margherita Pantano del foro di Chiavari, mio l'allora coniuge si era rivolto al Villagio del Ragazzo di Cogorno, al don Nando, e dopo, sull'indicazione del don Nando, al Centro Acquarone di Chiavari e non alla Caritas come mente Virus.
L'avvocata prometteva un intervento urgente del Servizio Sociale del Villaggio del Ragazzo che, secondo lei, avrebbe potuto sollecitare il Pubblico Ministero responsabile per l’arresto degli criminali e che ci sarebbe stata offerta ospitalità fino al momento della liberazione della nostra abitazione (che ci veniva promessa nei tempi brevissimi - così come lo prevede la legge).

La Direzione del Centro Acquarone (Luisella Vespa, Giuseppe Grigoni e Simone Sturla si erano dichiarati direttori), offriva ospitalità a pagamento solo a me e ai miei figli, negandola alla nonna e al allora coniuge semiparalizzato in seguito ad un incidente al lavoro.








Noi, alla fine, non abbiamo usufruito dell'ospitalità a pagamento a noi offerta in quanto le condizioni proposte erano contrari al buon costume e alla morale familiare: io avrei dovuto dormire nella stessa stanza con gli uomini in assenza del marito a cui l'ingresso al Centro è stato proibito perché la direzione non voleva avere "marito tra i piedi". Anche le condizioni igieniche del centro erano piuttosto raccapricianti, tra ospiti e detenuti in alternativa al carcere c’erano clandestini e prostitute. Ho usato a pagamento alcuni servizi come lavandino, fornelletto per cucinare, stireria, corrente elettrica, ecc., qualche volta ho tentato di usifruire del servizio posti-letto (per esempio quando bambini si ammalavano) e ciò è stato esperienza infernale - dopo ho dovuto sporgere querele penali. 

Un prete della Cartitas, tale don Pierluigi Sambuceti (che inizialmente si era presentato sotto nome del don Piero Pezzi) ci è stato presentato dalla direzione del centro Acquarone su un appuntamento all'interno del centro Acquarone stesso, ci è stato presentato come uno dei direttori del centro Acqaurone. Questo prete aveva proclamato che per risolvere la situazione il mio marito dovrebbe suicidare e io dovrei andare a "cercare soldi sulla strada sotto la tutela della chiesa". L'unico "aiuto" da questo prete sono stati 30 (trenta) euro di elemosina al mio allora marito semiparalizzato con indicazione di comprarsi "qualche scarpa" (di infima qualità, ovviamente, vista la cifra) per "poter fare cameriere" (!!!). Preciso che mio ex coniuge non ha qualifica di cameriere né lo sarebbe riuscito a fare a causa della paralisi nello stadio acuto.

L’assistente sociale del centro  Acquarone, tale Luisella Vespa, non ha voluto studiare il nostro caso com'è stato prospettato dall'avvocato Margherita Pantano, non ha mai effettuato una visita domiciliare alla nostra famiglia e non ha mai adempiuto doveri di un assistente sociale, compiendo anche la stessa il reato di omissione di atti d’ufficio come l'assistente sociale del comune di Sesta Godano.

Continuavamo a vivere nella nostra tenda in unità familiare e mai nessun assistente sociale ci aveva fatto una visita domiciliare e si era attivato per studiare la nostra situazione. Nessun assistente sociale ci aveva offerto qualche tipo d’aiuto previsto dalla legge 328/2000. Nessuno ci aveva mai aiutato.

L'avvocata Margherita Pantano in seguito ci ha tradito, omettendo di presentare ricorsi e istanze nei tribunali e mentendo contemporaneamente che l'avrebbe fatto. Credo, ci ha inviato specialmente al Villaggio del Ragazzo per attuare il sequestro dei nostri figli - essend avvocato la Pantano sa perfettamente del sistema di deporazione dei bambini dalle famiglie in corso negli ultimi 30 anni. Sarebbe interessante di sapere in cambio di che cosa...

Il Villaggio del Ragazzo è una rete commerciale di strutture complesse di pubblica utilità di promisquità estrema, di proprietà della chiesa Cattolica, forse in forma di proprietà mista. Il centro Benedetto Acquarone di Chiavari - una delle filiali del Villaggio del Ragazzo - è  una struttra cosiddetta "protetta", cioè con attributi intimidatori carcerari (recinto, porte blindate di ferro nei piani, barriera d'ingresso con guardiani, personale violento minaccioso, ecc.) che permette di nascondere e di far scomparire le persone, potrebbe essere definita come una specie di carcere privato - vista la presenza tra gli "ospiti" di arrestati/condannati in detenzione alternativa al carcere statale. L'assistente sociale del centro Acquarone, tale Luisella Vespa, interrogata nel Commissariato di Chiavari nella data del 10/04/2003, ha dichiarato che l'assistente sociale del Consultorio familiare di Chiavari, tale Margerita Sadowsky, ritiene la promisquità del centro Acquarone è talmente grave che i mariti ripudiano le mogli a causa della stessa.
L'Acquarone ha tante somiglianze con la simile struttura di nome Forteto (in provincia di Firenze) famosa per scandali ripetuti negli anni e l'organizzazione gerarchica settaria. 

La reputazione del Villaggio del Ragazzo e del centro Acquarone tra cittadini di Chiavari sembra essere assai negativa (almeno tra quelli da me intervistati sulla qustione); la gente  attribuisce parecchi reati ai dirigenti di queste aziende imprenditoriali, persino omicidi; le Autorità Giudiziarie omettono di indagare e di dare le risposte chiare e concrete ai cittadini - purtroppo l’abbiamo saputo troppo tardi, non essendo di Chiavari e non avendo conoscenze in questa città. Anche in base delle nostre querele non sono state fatte indagini - tutto è stato "insabbiato". Se fossi stata realmente ospite del centro Acquarone credo che oggi non sarei più in vita.

La direzione del centro Acquarone tentava di attirarmi al centro in vari modi: promettendo di attuare lo studio della situazione e gli interventi di aiuto promessi dall'avvocata Pantano, promettendo di aiutare di ottenere documenti personali dal comune di Sesta Godano, promettendo di sollecitare la procura con l'arresto degli abusivi occupanti, ecc…

Il 30/05/2003 mi hanno invitato di venire al centro per un appuntamento "speciale", promettendo di iniziare lo studio della situazione e la stesura di un proggetto per risolvere la situazione e tante altre cose, e mentendo che sarebbe stato finalmente arrivato qualche atto del tribunale di La Spezia con notizie positive sulla liberazione della nostra abitazione. In realtà avevano organizzato un’imboscata con lo scopo di colpirmi con una puntura con dei farmaci paralizzanti e per sequestrare i miei figli dopo avermi immobilizzato tramite puntura. Per fortuna, non conoscedomi bene a causa della relativa scarsita dei rapporti, hanno colpito un’altra donna al posto mio. Ero arrivata al centro con parecchio ritardo e non so di preciso com'è andata la dinamica. Una volta arrivata e in attesa di essere ricevuta, mi hanno chiuso a chiave nella saletta d'attesa, deprivandomi della libertà personale e compiendo il reato di sequestro di persona. Dopo una ventina di minuti hanno aperto la porta e hanno fatto entrare due psichiatri, dietro alle spalle degli psichiatri vedevo figure molto sudate e agitate dei dirigenti del centro: di Simone Sturla, Giuseppe Grigoni, Luisella Vespa, Silvia Miano e di un'altra donna (forse Fiorella Corso), le quali nello stato di agitazione dicevano: "Questa donna ha un marito immaginario, e sola abbandonata dal convivente e vede marito immaginario nel delirio..." - mentre il marito vero ascoltava queste affermazioni via telefono in telefonata diretta. Agli psichiatri è bastato poco per capire chi mente e, in seguito alla mia richiesta, mi è stato rilasciato il certificato che non ero nello stato di delirio e che non mostravo sintomi di malattie mentali - il che è la valida prova del reato di diffamazione nei miei confronti da parte dei direttori del centro Acquarone. 

Segue la copia del certificato medico psichiatrico relativo agli eventi del 30/05/2003:



Anni dopo, visionando alcuni atti giudiziari (verbale di agenti di Polizia di Chiavari datato il 29/05/2003), ho saputo che il primo tentativo di aggressione su di me è stato organizzato il 29/05/2003 - il giorno prima, quando non mi trovavo a Chiavari, i criminali avevano sbagliato la data. Durante il primo attentato su di me avevano coinvolto agenti di Polizia, durante il secondo - psichiatri, che bel sperpero del denaro e delle forze dello Stato!

Nel 2003, subito dopo ai diversi fatti e dopo avere occasionalmente e involontariamente assistito alle violenze nei confronti di malati mentali e bambini detenuti al centro, avevo querelato la direzione del centro Benedetto Acqarone (persone che si dichiaravano essere direttori) e alcuni operatori e non "responsabile del reparto e un operatore" come dichiara falsamente il giornale Virus. I direttori e i dipendenti del centro Acquarone querelati nel 2003 sono :
- assistente sociale del Centro Acquarone e direttrice sedicente la Luisella Vespa, pubblico ufficiale,
- direttore (sedicente) tale Giuseppe Grigoni,
- direttore (sedicente) tale Simone Sturla,
- operatori di nomi Alberto, Maria Angela, Rosa più altri da identificare.
Nei miei confronti non è stato compiuto reato di "molestia" come falsamente dichiara il giornale Virus, ma i reati di tentato omicidio, violenza privata, minacce, calunnia, diffamazione, falso ideologico, omissione di atti d’ufficio e altri - tutti doverosamente querelati alla procura di Chiavari. Il reato di molestia rappresenta in sé "il disturbo di riposo" il che non c’entra nulla con aggressioni a mano armata con una puntura, deprivazione della libertà personale, diffamazione e altri gravi reati.

Per quanto riguarda la difesa dei diritti anziani, bambini e malati mentali detenuti al centro, ho presentato un esposto contro la direzione e contro alcuni dipendenti del centro perché non volevo diventare complice dei reati che acconsente col silenzio. La mia onestà mi ha salvato in seguito: le mie querele ed esposti hanno fermato e contrastato le calunnie e diffamazioni le quali le assistenti sociali coinvolte e la direzione del centro Acquarone inviavano al Tribunale dei minori all'insaputa di mia famiglia con lo scopo di diventare illegalmente affidatari dei bambini tramite inganno dei magistrati minorli (come ho scoperto anni dopo, la prima lettera calunniatoria-diffamatoria delirante era partita al tribunale dei minori nei primi dell' agosto 2002 – uno-due giorni dopo il primo contatto con la mia famiglia avvenuto sull'indicazione dell'avvocata Pantano e senza sapere nulla di noi, senza avere effettuato una visita domiciliare e lo studio della nostra famiglia (!)).
Nella lettera difammatoria-calunniatoria dell'agosto del 2002, scritta dall'assitente sociale Silvia Miano (la quale non aveva contatti con la mia famiglia ed è  stata querelata nel dicembre 2002 per il rifiuto di atti del proprio ufficio), si nomina come testimone l'assistente sociale del centro Acquarone la Luisella Vespa. Tra le falsità: che io sarei una donna sola non sposata (sic!), abbandonata dal "convivente" da sola al centro Acquarone (sic!!!); che io vivrei al centro Acqaurone (sic!!); che il mio "convivente" avrebbe compiuto il reato di abbandono della famiglia e di violazione dei doveri di assistenza familiare (e loro hanno omesso di querelarlo nonostante è loro dovere istituzionale), che il "convivente" sarebbe un uomo violento, "conosciuto per vicissitudini in quali ha coinvolto le altre persone" (fino ad oggi le Miano e Vespa si rifiutano di descrivere "vicissitudini", indicare i luoghi e le date, e di indicare i nomi di "altre persone coinvolte"), che il mio "convivente" "è sembrato bugiardo" (il gergo della Miano) nonostante l'inisestenza dei contatti e dei dialoghi con assistenti sociali; che io prenderei "psicofarmaci per lenire dolori dentarie" ( le assistenti sociali non indicano il nome del medico che li avrebbe prescritti e il nome del farmaco - chedeteglielo voi! a me si ostinano a non dire niente), che i nostri figli avrebbero "assunto il ruolo genitoriale nei miei confronti" (sic!) e che le assistenti sociali e tutte le altre persone vedendo tale orrore non sono intervenute nella situazione compiendo il reato ripetuto di omissione di atti d'ufficio in danno ai minori. 
Il testo di questa lettera è talmente demenziale e assurdo, e si nota così evidentemente la mancata preparazione scolastica degli autori, che la giudice a chi era indirizzata l'aveva rigettato. Quindi, le delinquenti avevano cambiato la giudice, inviando nuovi materiali demenziali-diffamatori alla giudice Miniotti Cinzia e chiedendo alla giudice di compiere reati contro la nostra famiglia tramite emissione dei decreti illegali senza un processo previsto dalle leggi, chiedendo alla giudice di obbligarmi a vivere nel centro Acquarone di Chiavari (il che attesta che erano consapevoli che non vivevo lì) e di avere i nostri figli in affidamento a loro.

Come ormai ognuno sa, gli affidatari dei minori ricevono bel denaro dallo Stato italiano: le somme che girano sono mediamente 4000 (quattro mila) euro al mese per un bambino - rif. articolo "Se lo Stato si prende i bambini" sul giornale "Panorama" del 13/05/99 pag.91, quindi queste assistenti sociali hanno un forte interesse di ingannare giudici con lo scopo di ottenere più bambini possibile in affidamento a loro. Queste belle somme spiegano la "caccia" attuata per rapire i miei figli.

La Giudice Miniotti aveva accettato la proposta di delinquere, ha promesso alle assistenti sociali coinvolte (Miano Silvia di Sesta Godano e Luisella Vespa del centro Acquarone di Chiavari, le responsabilità di una terza assistente sociale è in corso di verifica) di causare alla nostra famiglia dei danni ingiusti con abuso del potere. Nessuna di queste donne si era interessata dei bambini e del loro benessere, del fatto che vivere in tenda d’inverno rappresenta tanti rischi, del fatto che a bambini è stata illegalmente cancellata la residenza e negati i servizi basilari come la scuola materna.

Come primo reato la giudice Miniotti ha emesso la citazione con il difetto di nullità, che mi è stata notificata su un appuntamento con la direzione del centro Acquarone.

La citazione è illegale in quanto non contiene alcun tipo di accusa contro la nostra famiglia, non indica la controparte, non indica le questioni in causa e le prove (violazione artt. 163-164 C.P.C.). L'ufficiale giudiziario si era rifiutato di segnare le mie indicazioni nella relata di notifica e di contestare immediatamente l'illegalità e consigliava di rivolgere alla giudice che l'ha emessa e al proprio avvocato. L'avvocato Pantano confermava l'illegalità e nullità della citazione, dicendo che non bisognava neanche andare al tribunale.

Di solito ricevevo le notifiche presso la caserma dei carabinieri di Chiavari, il fatto di farmi fissare un appuntamento per la notifica all'interno del centro Acquarone era una mossa in gioco per ingannare i magistrati del tribunale minorile e di nascondere da loro che la mia famiglia viveva in tenda.


Dopo avere ragionato, ho deciso di andare al tribunale e di presentare le istanze direttamente nelle mani della giudice Cinzia Miniotti, così il 18/02/03 mi sono presentata e ho chiesto di assegnarmi un interprete e di rinnovare la citazione. Inoltre ho dato alla giudice l’istanza-ricorso da parte della mia famiglia, chiedendo di provvedere per la tutela di nostri figli minori fornendo loro i servizi previsti dalle leggi i quali il comune di Sesta Godano si rifiutava di fornire. La giudice non ha mai rinnovato la citazione e non ha mai risposto al mio ricorso, compiendo il reato di omissione dei atti d'ufficio. In base della citazione irregolare non poteva essere emesso alcun decreto.


La giudice è stata informata che nessuno di nostra famiglia abitava al centro Acquarone, che era impossibile usufruire dell'opitalità a pagamento offerta dal Centro a causa della si tuazione contraria al buon costume e alla morale familiare sussistente al centro, che abitiavamo tutti nella tenda, spostandoci secondo condizioni climatiche. Avevamo chiesto dei provvedimenti per tutelare il benessere dei minori, in primis, l’arresto dei criminali che hanno occupato la nostra abitazione e la liberazione dell’immobile (tramite sollecito alla procura di La Spezia responsabile territorialmente), il ripristino immediato della residenza ai minori canellata con abuso d'ufficio e tramite violazione del regolamento anagrafico. In base delle nostre richieste non è mai stata fissata un’udienza, nessuno di testimoni da noi indicati è stato sentito. La giudice non si era minimamente preoccupata del fatto che vivere in una tenda è pericoloso per i bambini. Nessun provvedimento per la tutela degli interessi dei minori è stato emesso. Tutto rimaneva come prima anche se la legge prevede provvedimenti urgenti in queste occasioni.


Nel mese aprile 2003 circa, qualcuno dei delinuenti che tramava reati contro la mia famiglia ha compiuto il reato di concussione/corrusione (da definire) della vice questore di Chiavari dr.ssa Giannina Roatta , la quale si occupava delle indagini a loro carico, ottenendo l'insabbiamento delle indagini e delle prove già raccolte dal commissariato (per esempio, falso ideologico di Luisella Vespa), inoltre, la Roatta ha intrapreso reato di diffamazione e calunnia contro la mia famiglia e aveva chiesto al tribunale minorile di rilasciare decreti con il testo dalla stesso ordinato e preconfezionato (il 9/05/2003), senza un processo previsto dalla legge e senza assumere informazioni. La Roatta è l'unica complice laureata tra il branco dei delinquenti che organizzavano il reato di sequestro dei nostri figli e i suoi reati hanno portato subito frutti.

Il 6/06/2003, l'allora presidente del tribunale minorile di Genova, la Annamaria Faganelli ha accettato la proposta di delinquere della Roatta e ha emesso un decreto illegale. Il testo del decreto non corrisponde a quello richiesto dalla Roatta però lede la mia famiglia e prevede la detenzione carceraria dei nostri figli in un carcere segreto e l’affidamento ad un Servizio sociale segreto anonimo:














Come si vede, il decreto non corrisponde ai requisiti previsti dalla legge (in particolare agli art. 1-5 L. 149/2001, art. 330-336 C.C.: non si indica l'affidatario, manca la motivazione, non sono indicati i tempi di durata dell'affidamento, le modalità di rapporto dei minori con genitori, amici e parenti, non si capisce perché la detenzione dei minori non poteva essere organizzata con il padre o con qualche altro parente in caso di impossibilità di detenzione insieme con la madre, perché minori dovevano essere detenuti e deprivati della libertà personale, manca la conclusione del pubblico ministero obbligatoria per la limitazione della libertà personale… ... ...). Il decreto attesta reati di abuso di d’ufficio e di potere da parte dei giudici che l'hanno emesso e di avvenuta corruzione/concussione. La controparte è anonima: un servizio sociale (quanti ne sono in Italia!).
I nomi di miei figli non corrispondoino a quelli indicati sul decreto, l’ho indicato nella relata di notifica.

Il decreto è stato emesso il 6/06/2003, trasmesso per la notifica il 11/06/2003 e notificato il 30/06/2003. Non essendo un decreto urgente e avendo il difetto di nullità (emesso in base della citazione con il difetto di nullità) non poteva essere eseguito.

Nel mese giugno 2003 io rientravo dalla Svizzera in Italia e gli agenti di Polizia di Chiasso hanno trovato il decreto nel computer in una banca S.D.I. dove vengono messi i decreti non notificati (il decreto non è stato trasmesso per una notifica regolare ai carabinieri di Chiavari dove ricevevo tutte le notifiche, in quanto non era un decreto regolare ma un decreto irregolare e non conforme alla legge, forse delinquenti prevedevano la contestazione immediata da parte del carabinieri chiavaresi).

Gli agenti di Polizia che mi hanno notificato il decreto erano consapevoli che lo stesso non ha efficaccia legale, che è irregolare e nullo e che non può essere eseguito. Dopo un lungo dialogo telefonico, hanno deciso di eseguirlo con abuso di potere, compiendo reato doloso. Mi hanno aggredito come peggiori criminali violenti e hanno strappato bambini dalle braccia. "Può fare pure la querela – non saremo mai puniti, siamo noi la vera mafia italiana", - dicevano. Aggressione su di me e atti violenti su bambini da parte degli agenti di polizia italiani hanno attirato l'attenzione di agenti di polizia svizzeri, i quali hanno subito chiamato giornalisti italiani e svizzeri. Così il reato di sequestro di miei figli da parte degli agenti di polizia italiana è subito diventato pubblico. I rappresentanti della "mafia italiana" hanno eseguito il decreto, compiendo il reato di sequestro di persona, davanti ai giornalisti e nonostante i giornalisti sottolineavano che il decreto è nullo e non può essere eseguito.

Fino ad oggi non si sa dove si trovavano i miei figli durante il sequestro, secondo racconti dei bambini si può sospettare che sono stati nascosti nelle stanze segrete del centro Benedetto Acquarone di Chiavari e che hanno avuto dei rapporti con la Giannina Roatta - su di che attendo la risposta dettagliata delle autorità giudiziarie italiane responsabili per le indagini. I bambini venivano trasportati fino al luogo della segregazione con un furgoncino senza finestre e non potevano vedere la segnaletica stradale né riconoscere i luoghi.

Dopo il sequestro, il Tribunale dei minori di Genova si era rifiutato di osservare la legge: fornire l'indirizzo del posto di detenzione dei bambini, indicare quale comune d'Italia sarebbe affidatario illegale, fornire ai bambini un avvocato e l'assistenza medica e altro previsto dalle leggi, di dimostrare gli atti del procedimento segreto, presentare qualche accusa ai nostri figli e/o a noi, fissare un udienza immediata prevista dalle leggi nei casi degli arresti, di osservare la legge in generale. Si confermava un reato doloso e premeditato di sequestro di persona e la partecipazione dolosa dei giudici nel reato.

Quindi, il 3/07/2003 querelavamo i giudici e gli agenti di Polizia di Chiasso per i reati da loro commessi, compreso il reati di sequestro e di sottrazione dei minori, e facevamo intervenire il Ministero della Giusitizia, Autorità dell'unione Europea, ONU, varie associazioni italiane ed internazionali per la difesa dei diritti umani. I cittadini di Chiavari e di Sesta Godano avevano creato dei comitati per la ricerca dei bambini, come si fa di solito in Italia quando si sequestra un bambino.

Durante un incontro urgente organizzato da un'associazione per i diritti dei bambini nelle separazioni, l'allora ministro della Giustizia (di cognome Castelli) aveva dichiarato che è necessario manifestare per obbligare i magistrati di osservare la legge, in quanto i magistrati italiani non osservano la legge (!!!). Quindi, il 19/07/2003 quando erano scaduti i termini massimi previsti dalla legge per la fissazione di un udienza urgente (15 giorni dalla data della richiesta), la mia famiglia ha iniziato lo sciopero della fame con dei cartelli tipo: Giudici osservate la legge! (elencando le leggi e gli articoli violati) e chiedendo una liberazione immediata dei figli e rispetto della legge e della legalità.
A questo punto, il 21/07/2003 i giudici hanno emesso un altro decreto, di nuovo senza udienza, affidando i bambini al comune di Sesta Godano e ordinando la mia presenza in posto di detenzione dei minori, nonché organizzazione della partenza dei bambini in espatrio fuori Italia (ci è stato spiegato che se ci saranno restituiti figli senza alcun’ingiustizia e osservando la legge sarà "un cattivo esempio a tutti i cittadini italiani che vogliono indietro i loro figli illegalmente sequestrati e rapiti"). L’assistente sociale di Sesta Godano la Miano Silvia e un'altra donna ancora di identificare mi avevo chiesto 300 000 (trecento mila) euro di riscatto per osservare il decreto e hanno dato "traditori" ai giudici, minacciando di uccidere i bambini.
La liberazione dei bambini è stata fissata per il 10 agosto 2003, i bambini sono stati liberati gratis, senza alcun'udienza e senza alcun decreto accompagnatorio, senza un processo. La consegna è avvenuta per strada, in un luogo turistico affollato, come nei film sui gangster, e non in un ufficio statale (!!!)

Non potevo portare i miei figli in espatrio fuori Italia perché nel momento di sequestro dei miei figli gli agenti di Polizia (nomi sono indicati su relata di notifica), che hanno collaborato nel reato, mi hanno rubato i documenti personali necessari per il viaggio (che avevo rifatto da poco), sia i miei sia di miei figli. In seguito, i documenti sono finiti nelle mani dell'assistente sociale Silvia Miano e questa donna, ovviamente, non ha voluto restituirli nonostante ripetute querele. Come si può attraversare frontiere senza documenti?

C’è da precisare che il servizio sociale e il sindaco di Sesta Godano non si sono mai attivati per eseguire il decreto del 21/07/2003 del tribunale minorile. 

I bambini si trovavano nelle mani dei sequestratori 45 giorni e non 2 mesi. Fino ad oggi non abbiamo avuto la regolare citazione da Tribunale dei minori e alcun tipo di accusa - né nei confronti nostri né nei confronti dei nostri figli. Dalle indagini penali abbiamo avuto alcune lettere deliranti a firma di Miano Silvia, Giuseppe Grigoni, Simone Sturla e don Pierluigi Sambiceti contenenti diffamazioni e falsità assurde a livello di malati mentali e non contenenti alcun tipo di accusa, che sono state usate al posto di un ricorso regolare previsto dalla legge.

Dopo averci restituto bambini i giudici non si sono preoccupati delle necessità dei bambini post sequestro.

I bambini sono stati sequestrati senza un'udienza e restituiti ugualmente senza un'udienza.

La Silvia Miano rendeva pubblico il fatto che nel mese settembre 2003 e nel mese gennaio 2004 i giudici del tribunale dei minori di Genova hanno falsificato alcuni atti del procedimento segreto, creando con retrodata due decreti (o forse di più, ancora non è stata fatta la chiarezza in quanto le dichiarazioni della Miano Silvia sulla questione sono troppo confuse) con lo scopo di deviare le indagini della Procura di Torino in seguito alla querela per il reato di sequestro di persona con abuso d'ufficio, per creare sembianze di un processo. La stessa Miano parla di tanti decreti, mai trasmessi per la notifica da parte del tribunale e mai notificati, intrappolandosi nelle propie menzogne e rifiutandosi di farli vedere. Alla mia famiglia sono stati notificati solo due decreti: quello emesso il 6/06/2003 e queelo emesso il 21/07/2003 - l'esistenza, cioè mancata esistenza e la falsificazione con retrodata, di altri decreti si prova tramite controllo delle trasmissioni dei decreti per la notifica, inserimento nella nanca S.D.I e con relate di notifica.

Dopo la consegna dei figli nessun giudice si era interessato dove e come vivono i bambini, come stanno e quali danni sono stati causati a loro dai carnefici che li tenevano in detenzione (i bambini hanno raccontato di essere stati legati tutto il tempo con le corde e catene ai letti e ai termosifoni, tenuti in ambiente sudicio ed insalubre, di avere sofferto di fame, di avere ricevuto percosse e maltrattamenti).

Nell'ottobre 2003, constatando l'insabbiamento dei processi penali a carico dei criminali querelati, il mancato arresto dei criminali coinvolti, ecc. avevo deciso di fare una manifestazione-istanza-sollecito davanti al ministero della Giustizia a Roma. Non ero da sola, insieme a me faceva la propria istanza un'altra donna (C.B.) di Roma a chi il tribunale di minori di Roma ha sequestrato i figli con le modalità più che scandalose e contrarie alla legge: una mattina la donna aveva aperto la porta della propria casa ed é stata selvaggemente percossa da 2 vigili e da 2 assistenti sociali che l'anno legata; le figlie erano state rapite e portate in un posto di detenzione segreto, la donna è stata portata al Pronto soccorso dove le assistenti sociali hanno tentato di diffamarla da malata mentale, però i medici hanno immediatamente smontato queste diffamazioni, slegandola e rendendola libera e dichiarandola sana di mente con tanto di certificato – le figlie, però, erano scomparse e non esisteva alcun provvedimento del tribunale dei minori.

I nostri cartelli non venivano "derisi", ma venivano fotografati, siamo stati ricevuti nel ministero e abbiamo rilasciato tante interviste ai giornali italiani ed internazionali, presentando reati e omissioni dei magistrati e di altri personaggi coinvolti, ognuna del proprio caso.

La mia famiglia è stata gravemente colpita dalla criminalità italiana. Nessuno ha diritto di inventarsi i fatti e di sfruttare la mia storia con gli scopi abietti e/o politici, e con lo scopo di abbellire il comportamento dei delinquenti che hanno compiuto reati.
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Sia io sia il mio ex coniuge abbiamo presentato le richieste di eliminazione dei materiali falsi e diffamanti e la pubblicazione dell'articolo di riparazione. Mai avuto una risposta dal giornalino disonesto.